Girovelle psicotroniche night

Suoni da un futuro sconosciuto e ritmi da un passato che non passa si incontrano nella cornice post-apocalittica della Brigata Prociona.
amanti del cybergroove e delle danze tecnotribali finalmente i selektors riapprodano nella cabina di comando per sparare groove alieno nei vostri orecchi bisognosi di tecnologikelubrificazioni!
> Dalle 22.00 bSERA LIVE
> A seguire DJ SET a cura di Girovelle Psicotroniche Selektors:
Bech
tabache
POL
Nostromo Bonelli
bSERA,
dinamico duo based in bologna x una performance con macchinette che fanno popi popi pew pew e chitarra elettrica che fa rumore.
Il loro primo EP è uscito quest’anno per la Daily Delivered Drones (open source label): https://ddd-dailydelivereddrones.bandcamp.com/…/funghi…
Il CSA Brigata si trova dietro alla stazione di Imola, da Bologna ci sono treni sia di andata che notturni per il ritorno.
Serata autogestiscita, rispetta le altre persone e lo spazio.

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12 MARZO CONCERTAZZO

Serata dionisiaca all’insegna del buon rumore, musiche dai sottosuoli e danze strampalate! A suonare:

  • She’s mad on dancing
  • Angossa
  • Speed Ray Vaughan
  • Impiccato

Dalle 22.00 porta la tua distro!!

No cagacazzi o amici degli sbirri!!

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Torneo di scacchi

TORNEO DI SCACCHI

Domenica 27 febbraio dalle ore 15, si gioca a scacchi al Brigata (Imola, via Riccione 4), fino ad un massimo di 16 giocatori.

Per info e prenotazione scrivi a brigata36imola@gmail.com

ISCRIZIONI APERTE DAL 17/02 AL 24/02

A seguire cena ad offerta libera.

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CONCERTO BENEFIT PROMETEO

Domenica 3 Aprile concertazzo matinèe al Brigata Prociona per sostenere le spese legali dell’Operazione Prometeo.

Dalle 15.00 apertura cancelli, i concerti inizierano dalle 17.00 e ci saranno:

-Sixtyone Hunderd (pogatori da Pesaro)

-Corpo Estraneo (HC per uscire da Bolo)

-Djanni (amma che mazzate da Imola)

-Effimera (Noise contro il pa-drone, Imola)

– La città dolente (Mathcore da Milano)

Durante il pomeriggio birrette, cibarie e calcetto a profusione.

Serigrafia benefit, porta quello che vuoi stampare: una t-shirt, uno shop, un foglio.

Vieni con la distro e affini. Ben accetti i casi umani e presa bene, machoman ecc no.

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Rilanciamo le aperture settimanali!

Tutti i martedì jam session contro il professionismo musicale, porta il tuo strumento che stonature e voglia di suonare in compagnia non mancheranno!

Tutti i giovedì assemblea organizzativa: porta idee e proposte!

Contattaci per avere informazioni sulla palestra e la sala prove al brigata36@gmail.com

 

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Nasce La Pimpa

Siamo lieti di annunciare la nascita della strabiliante rivista La Pimpa!!!

Cliccando sul menù la voce “La Pimpa” guarda caso finirete nella pagina a lei dedicata perché fare schifo non ci basta più, vogliamo pure dare spazio al nostro delirio!

 

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Domenica 5 Settembre nel cortile del Brigata APERITIVO con schifezzine d’alta cucina e CONCERTO ACUSTICO con
-COLOSTRO
Blues-core da Imola
-PINK BALACLAVA PROJECT
Parole esplose su carta in un’estate di musica, rabbia e passione da Cesena
-FALCI E SCHIOPPI
Bluesgrass vendicativo da Bologna
A seguire KARAOKE!! Solo per le amanti del trash e delle ugole stracciate.
No fasci, sessisti, sbirri e i loro amici
Si presa bene e degrado

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Mobilitazione in solidarietà con gli anarchici e le anarchiche sotto processo

Nei mesi autunnali saranno diversi i processi che coinvolgeranno centinaia di anarchici e anarchiche.
In queste inchieste PM e giudici vogliono processare l’ideale anarchico. Ridurre le differenti tensioni e pratiche in farraginosi schemi giuridici – come l’odiosa e patetica divisione tra un anarchismo “buono” e uno “cattivo” – ha lo scopo di reprimere con decenni di carcere chi lotta.
In un periodo storico in cui le condizioni di vita imposte sono sempre più dure è fondamentale lottare. Rispondere alla violenza dello Stato, al regime di oppressione che vorrebbe imporre e al tentativo di attaccare chiunque esprima solidarietà a chi ha già scelto da che parte stare.
Porteremo alle nostre compagne e ai nostri compagni vicinanza e complicità ma non solo nelle aule di tribunale: lanciamo due settimane di mobilitazione dal 9 al 24 novembre, un’occasione per creare momenti di solidarietà attiva nelle piazze, nelle strade e ovunque si voglia esprimere.
AL FIANCO DI TUTTE LE ANARCHICHE E GLI ANARCHICI SOTTO PROCESSO
CONTRO IL CARCERE E PER LA LIBERAZIONE DI TUTTI/E I/LE PRIGIONIERI/E

TUTTE E TUTTI LIBERI

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Marciare è sempre marcire

Condividiamo questa analisi dal blog Finimondo.org sui fatti di piacenza

Oggi
Piacenza, 22 luglio 2020. Una caserma intera posta sotto sequestro, dodici carabinieri indagati la maggior parte dei quali in stato d’arresto con l’accusa di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio. Il capo della Procura cittadina, Grazia Pradella, si dice sconvolta: «Mentre la città di Piacenza contava i tanti morti del coronavirus, questi carabinieri approvvigionavano di droga gli spacciatori rimasti senza stupefacente a causa delle norme anti Covid. Siamo di fronte a reati impressionanti, se si pensa che sono stati commessi da militari dell’Arma dei carabinieri. Si tratta di aspetti molto gravi e incomprensibili agli stessi inquirenti che hanno indagato». Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini rincara lo sfoggio d’indignazione, parlando di «accuse gravissime rispetto a degli episodi inauditi e inqualificabili. Fatti inaccettabili, che rischiano di infangare l’immagine dell’Arma».
Ieri
Aulla (Massa Carrara), 22 gennaio 2019. Ventisette carabinieri in servizio in alcune caserme della Lunigiana rinviati a giudizio, oltre centosettanta i capi d’imputazione formulati dopo una lunga indagine durata anni. Minacce, perquisizioni corporali violente, pestaggi, violenze sessuali, il tutto compiuto ai danni di immigrati da parte di carabinieri «fieri di essere fascisti» e che consideravano «un orgoglio menare un marocchino». L’allora capo della Procura di Massa, Aldo Giubilaro, disse che l’ordine di arresto nei loro confronti era stato eseguito «con sincero dispiacere» e ammise che in quella zona l’abuso era «quasi una normalità».
L’altroieri
Roma, 6 giugno 1997. Viene arrestato il colonnello dei carabinieri Michele Riccio, già comandante dei Ros e della Dia genovese, assieme a cinque marescialli suoi collaboratori. L’accusa è di «utilizzo di confidenti riconvertiti all’impiego di istigatori/determinatori di reati, o “coperti” nelle loro illecite attività; attività di raffinazione di stupefacenti per scopi di arricchimento personale, o di calunnia dei sospettati, o di malinteso senso del prestigio del reparto; manipolazione sistematica dei corpi di reato per coprire irregolarità amministrative nelle consegne controllate di stupefacente». In pratica, Riccio e la sua squadra avevano trasformato una caserma dei carabinieri di Genova in una raffineria di cocaina con cui pagare confidenti ed «incastrare» sospettati. Riccio era uno degli uomini del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ed il 28 marzo 1980 aveva guidato l’assalto ad un appartamento di via Fracchia a Genova, conclusosi con il massacro di quattro brigatisti. Anche un altro comandante dei Ros ed ex collaboratore di Carlo Alberto dalla Chiesa, il generale Giampaolo Ganzer, verrà condannato il 12 luglio 2010 assieme ad altri tredici carabinieri «per aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati».
Or dunque, non c’è proprio nulla di inaudito nei fatti avvenuti a Piacenza — c’è tutto di fin troppo conosciuto, prontamente rimosso e secondo convenienza dimenticato. È quanto avviene, è avvenuto e può avvenire in tutte le caserme, in Italia come nel resto del mondo (a Minneapolis, a Il Cairo, a Rio de Janeiro, a Hong Kong…). Qui di incomprensibile c’è solo lo stupore di fronte alla più banale delle ovvietà. Prendete dei giovani pieni di testosterone e privi di un solo neurone, addestrateli all’uso della violenza, fate loro indossare un’uniforme garanzia di impunità, insegnate loro il rispetto per il potere e la ricchezza, abituateli ad essere forti con i deboli e deboli con i forti, fateli convivere in modo che si fomentino a vicenda, imbottiteli con la droga del comando… cosa diamine pensate che ne venga fuori? Avrete un esercito di energumeni per cui l’arroganza e il sopruso sono pane quotidiano.
Che a fingere di meravigliarsene sia chi dà loro gli ordini, passi. Ma che persino le loro vittime si ostinino a pensare che in mezzo al letamaio istituzionale ci possano essere soltanto «poche mele marce»… È proprio vero che il segreto di una beota felicità è possedere una memoria corta.
[23/7/20]
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LA REPRESSIONE È IL “NOSTRO” VACCINO

                                                             

una prima riflessione sullo stato d’emergenza ai tempi della pandemia

Ed eccoci nuovamente di fronte ad un’emergenza, questa volta di portata mondiale, come quella climatica, ma con una presa sicuramente diversa sulle persone. Affrontare l’emergenza climatica vorrebbe dire rimettere in discussione il proprio stile di vita, le proprie comodità, fare una riflessione seria sul nostro sistema energivoro e quindi significherebbe rinunciare ad abitudini e agi, ed evidentemente non è una strada che piace a moltx. Ma quando si tratta di rinunciare alla propria libertà, per la sicurezza di poter continuare a vivere comodamente, allora la massa si lancia in hashtag, arresti domiciliari volontari, e una venerazione del Dio Stato salvatore che ci protegge dal malvagio virus. Come le religioni promettono un paradiso che nessunx ha mai visto davvero in cambio della rinuncia ai propri desideri, alle passioni, all’essere umanx e poter sbagliare, all’autogestione, così lo Stato promette protezione contro un virus in cambio di completa assuefazione al potere costituito.

Un’emergenza che riguarda la salute in maniera evidente e diretta come può essere una pandemia è davvero una manna dal cielo per chi vuol dare una svolta alla sperimentazione del controllo e all’avanzamento della società tecnologica. La salute riguarda tuttx, non è una questione ideologica, non è il solito nemico interno o esterno su cui polemizzare, è orizzontale. La soluzione è però verticale. La offre solo lo Stato. Per una volta che ci si poteva sentire solidalx e complici, tuttx nella stessa barca… Invece la malattia, la morte, il dolore, sono cose che in questa società spersonalizzata e con una difficoltà relazionale sempre più evidente, facciamo fatica ad affrontare. Allora scatta il Panico. E il Panico lo superi solo se intorno a te puoi avere fiducia nel prossimo, se puoi circondarti di persone affini con cui parlarne. Invece dopo questo Panico c’è il vuoto, la solitudine, la reclusione volontaria. E il cittadino spaventato si affida all’unico amico che crede di avere, l’unico in ogni caso che può frequentare, lo Stato.

Perchè questo sta succedendo con l’ennesimo legiferare d’emergenza, ad essere incriminati sono i rapporti umani, la socializzazione. Perchè si può stare a contatto all’interno dell’insalubre aria di un supermercato ma bisogna avere un valido motivo per essere in un parchetto? Evidentemente ti salvi dal contagio solo spendendo soldi, facendo girare l’economia.

Perchè non si può girovagare per la città come si vuole ma si può rischiare di infettare unx commessx di supermercato? Perchè, come stanno dimostrando x tantx lavoratorx in sciopero in vari settori della produzione non toccati dalle restrizioni per il coronavirus, per il Mercato, per la Produzione, c’è chi si deve sacrificare, perché la Patria deve continuare a funzionare. Niente chiacchiere al bar, niente passeggiate nei parchi, ma a lavorare sì!

Questa pandemia ha portato ad un nuovo livello la coesione nazionale, l’amor di patria, la fiducia nelle istituzioni. Il virus è nemico di tuttx, il virus sta mettendo da parte l’odio indotto precedentemente dai vari politicanti da talk show da social contro altri “mostri”. Ora il pericolo è l’untore, colui o colei che non sottostanno alle regole, che non stanno ad un metro di distanza, che escono nonostante le restrizioni, che non recludono x bambinx in casa a disegnare stupidi arcobaleni (stupidi perché frutto di assimilazione e non di fantasia infantile)… Il nemico (per ora) non ha più un colore diverso della pelle. Il nemico è chi sceglie la libertà, chi sceglie di autogestirsi invece che farsi dire dallo Stato come comportarsi.

Non si vuole qui mettere in discussione la paura che le persone possono provare, quanto il fatto che prendere precauzioni ed evitare di contagiare persone a rischio è semplice, non c’è bisogno delle istituzioni per capire come comportarsi. Soprattutto perché alle istituzioni non interessa davvero la salute dei propri cittadini, quanto la salute del sistema. Se agli Stati interessasse davvero la salute delle persone probabilmente non si sarebbe arrivati ad una devastazione ambientale così imponente che non farà altro che rendere più rapide e facili altre pandemie, magari anche più pericolose. Infatti, non si tratta di un’emergenza sanitaria dovuta all’effettiva pericolosità del virus, quanto dello smantellamento che va avanti da decenni del sistema sanitario che ora fa sì che non ci siano più posti letto per tutelare le persone a rischio né per far fronte ad una sorta di mega influenza. Come al solito la corsa al profitto assicura x pochx ma ha conseguenze prima di tutto sulla vita degli “scarti” del sistema. Come x detenutx. Mentre il governo assicurava una protezione dal contagio tenendo lontanx x parentx dax prigionierx, allo stesso tempo, come lamentato dax detenutx stessx, i secondini sono senza guanti e mascherina, le cure mediche in carcere sono una merda e lo erano già prima della pandemia, figuriamoci ora…e le nuove regole servono solo ad isolare sempre di più le persone imprigionate e a controllarle meglio. Le rivolte scoppiate in una trentina di carceri italiane sono state molto intense, c’era tanta rabbia, tanta voglia di uscire da quella schifosa gabbia, distruggerla. La paura è potente, è ingovernabile. Ma solo se si ha ben chiaro qual è il vero ruolo dello Stato, il controllo e la garanzia al profitto di pochi.

Mentre le carceri bruciavano e distruggevano, mentre decine e decine di detenuti evadevano, paradossalmente il resto della popolazione, che si crede libera, si auto-recludeva nelle case. Una scelta possibile solo perché l’assuefazione alla vita da social, alla piazza virtuale invece che alla piazza reale, alla vita in streaming, era già la vita dx tantx. Oggi e nei mesi a venire, ci sarà bisogno sempre più di reti potenti che possano garantire uno scambio di dati ingente ai responsabili bravi cittadini italiani che ordinano online, parlano online, escono online, si relazionano online, lavorano e vanno a scuola online. Chi si lamenterà del 5G sarà un nemico della patria, perché la rete è l’unico strumento che potrà garantire all’economia di continuare a girare.

Come al solito le emergenze diventano il campo perfetto per sperimentare, per proporre soluzioni di merda che siano facilmente assimilate dai più senza troppe storie, e la distruzione dei rapporti umani basata sulla paura del contagio renderà ancora più difficile che le persone scendano in strada a protestare contro la perdita del lavoro, la difficoltà a pagare l’affitto e soprattutto la limitazione della propria libertà a scegliere se e come vivere.

Le poche persone rimaste in giro senza mascherina, a passeggio nonostante i divieti, forse inizieranno a riconoscersi come complici. E non c’è denuncia o minaccia di arresto che tenga per la sete di libertà. Che purtroppo è poco contagiosa.

Alcune e alcuni che ci tengono alla libertà

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